All'Arena del Sole debutta in prima assoluta "Affabulazione" di Pier Paolo Pasolini, per la regia di Marco Lorenzi
Affabulazione di Pier Paolo Pasolini debutta in prima assoluta a Bologna: la tragedia, prodotta da ERT e affidata alla regia a Marco Lorenzi, si inserisce nell’ambito del progetto Come devi immaginarmi, dedicato al poeta bolognese, a cura del direttore di ERT Valter Malosti e dello studioso Giovanni Agosti.
Marco Lorenzi, torna sul palco dell'Arena del Sole con il suo ultimo lavoro, forse il più noto tra i drammi in versi di Pasolini.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
Scrive Lorenzi: “Questa gigantesca sfida teatrale per me, oggi, ci parla di un’“epoca” (la nostra) già morta, ma che non accetta di morire. E che di fronte alla possibilità dell’arrivo di un “futuro del tutto imprevedibile” vive un’angoscia totale”.
Affabulazione: metafora del mancato dialogo generazionale
Scritta nel 1966, Affabulazione è una tragedia in versi liberi, composta da otto episodi racchiusi tra un prologo e un epilogo; fu messa in scena nel dicembre del 1977, due anni dalla scomparsa del suo autore, al Teatro Tenda di Roma, regista e protagonista Vittorio Gassman.
La tragedia inizia con un sogno, solo in parte dimenticato, che è l’inizio di una discesa agli inferi, allegoria della società moderna. In una famiglia alto borghese un Padre vive in maniera lacerante una doppia tragedia: da una parte il suo lento e inesorabile invecchiamento e dall’altra la sua inattesa e sempre più morbosa e oscura attrazione verso il Figlio e ciò che rappresenta, con l’esuberanza e la forza tipica della sua giovane età - lo percepisce come un rivale.
Questa “attrazione” e “repulsione” tra padre e figlio diventa, nelle intenzioni dell’autore, una straziata metafora del mancato dialogo tra due generazioni, in quegli anni Sessanta in cui il reciproco silenzio portò il nostro paese a conflitti drammaticamente cruenti. Nucleo tematico di Affabulazione è infatti il drammatico rapporto tra la generazione dei padri e quella dei figli, la tragedia mette in scena di fatto lo stravolgimento dei ruoli padre-figlio.
Come in un Edipo rovesciato sono i padri ad uccidere simbolicamente (e non) i figli.
Il dramma pasoliniano narra una storia dai connotati ancestrali nella quale riconoscersi sin dalle prime pagine: un grido d’aiuto di due generazioni alla ricerca di un’identità perduta nel magma della storia.
"Una versione lynchiana della sacra famiglia"
Afferma il regista Marco Lorenzi: “…Affabulazione sembra premonizione di questo tempo allucinato. Nel salotto del Padre, della Madre e del Figlio entrerà un treno a distruggere tutto quello che non vuole essere distrutto anche se lo è già, anche se tutto è già finito. Questa versione lynchiana della sacra famiglia mi sembra la trama di un horror, eppure è il tempo in cui viviamo. Noi, non Pasolini”.
La tragedia pasoliniana nella versione di Lorenzi, è un Edipo Re che si mescola con il mito di Cronos. È un sogno angoscioso, un viaggio labirintico nella coscienza della classe borghese nel 1966, oggi, invece, nella coscienza di tutti noi. La tragedia di Pasolini diventa nella lettura del regista un thriller psicologico crudele, a tratti noir, perturbante e surreale.
Il regista convoca gli archetipi della famiglia di oggi attorno alle ombre delle vicende di Edipo re, in quella che lo stesso Pasolini definì una “tragedia che finisce ma non comincia”: esplora temi a lui cari, presenti spesso nei suoi lavori, la famiglia e il potere.
Dichiara Lorenzi: “Affabulazione” debutterà a Bologna, non so ancora come verrà ma è un corpo a corpo fatto di lotta e amore. Non c'è una parola scritta a caso, è tutto carne, sofferenza, pensiero e passione politica. Per me il teatro senza un obiettivo politico è una freccia spuntata e le sue parole di poeta, in bocca alle nuove generazioni, sono più che mai necessarie”.